Epiphanies & Roadwork

Ecuador, 2006

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® Alessandro Iasevoli

Come tutti gli anni l’Ecuador e la sua gente ci hanno accolto con le braccia aperte. Come sempre siamo stati invitati a condividere i pasti e le bevande alcoliche come gli indimenticabili “canelazos” Ho suggerito ai miei studenti di bere con moderazione i potenti cocktail per entrare meglio nel mood della festa. Guardando le loro facce felici capivo quanti bicchierini aveva bevuto ognuno di loro. Rivedevo Michel dopo il worlkshop a Oaxaca del mese prima. Rivedevo il caro Alessandro che ritornava a seguire lo stesso workshop per poter approfondire il suo lavoro fotografico. Rivedevo altri volti già conosciuti di studenti che avevano studiato con me in passato. L’unico volto nuovo era quello di Simona che un po’ intimidita da questa nostra intimità ci mostrava le sue foto. In poche ore anche lei faceva parte dell’intimità e dell’unione di questo gruppo speciale di persone.

La festa del Signor delle Acque è stata forse più straordinaria degli anni passati. O forse dovrei dire che grazie alle esperienze passate, ho avuto la capacità di vedere con più profondità il fluire della realtà.

Nonostante ciò, la gran lezione d’apprendere da questo workshop è stata capire che sempre dobbiamo mostrare la più grande umiltà nel difficile compito di cercare di catturare l’essenza della vita nonostante ci tocchi il privilegio di vedere scorrere davanti ai nostri occhi una miriade di epifanie incredibili. Confesso d’avere pianto in silenzio quella mattina in chiesa quando ho incominciato a vedere una situazione straordinaria dopo l’altra. Era l’unica maniera che avevo per ringraziare il Creatore per questo spettacolo formidabile. C’eravamo eccitati eccessivamente rispetto al risultato finale delle nostre immagini, dimenticando che la modestia è sempre così importante quando si stanno scattando delle foto. Una volta rientrati a Quito a fare l’editing di più di 200 rulli di bianco e nero e centinaia di foto digitali, il nostro rammarico è stato grande tanto quanto il senso di perdita che abbiamo sentito. Alcune lacrime sono scivolate lungo le nostre guance: non potevamo contenere il nostro disappunto. Ma dopo molte ore intense di selezione alcune immagini speciali hanno cominciato a materializzarsi. Non erano più solo nella nostra mente, erano tangibili, s’erano fatte permanenti grazie alla misteriosa alchimia che esprime l’essenza della fotografia di strada. Lentamente assieme agli studenti abbiamo incominciato ad apprezzare le belle immagini che ognuno di loro aveva scattato. Mi sento orgoglioso del loro lavoro, ma ancora di più della loro dedicazione nell’estrarre la quinta essenza della nostra esistenza. EB

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