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Sicilia, Italia 2004

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® Alessandro Franzetti

Sono ritornato in Sicilia per il secondo anno successivo per impartire il workshop Pasquale. Quest’anno dodici studenti hanno partecipato al corso.

Una sensazione rassicurante era sapere che otto dei dodici alunni avevano già studiato con me. La maggior parte era americana, c’erano anche due inglesi, due dell’Ecuador e come l’anno passato c’era un rappresentante italiano, Alessandro.

Durante la cernita dei portfolio sono stato particolarmente duro con lui. Le sue immagini erano noiose e piatte, classici stereotipi che la maggior parte degli amatori fanno visitando un paese straniero. Le ho fatte a pezzi, le ho distrutte in maniera pacata ma risoluta. Sapevo che dovevo essere totalmente onesto con lui per poterlo aiutare a crescere.

Il giorno seguente quando incominciai a fare l’editing del primo gruppo di rulli scattati durante la Domenica delle Palme, siamo rimasti tutti sorpresi nel vedere un paio d’immagini meravigliose che Alessandro aveva scattato. Che gran salto. Ero ovviamente contento e ho attribuito questo cambio a quella che mi piace chiamare la fortuna del principiante.

Col trascorrere dei giorni però Alessandro continuò a sorprenderci con nuove foto forti e commoventi.

Durante ogni sessione d’editing c’era sempre molta aspettativa da parte di tutti noi nel vedere cosa avesse fatto di buono Alessandro quel giorno. Credo che la semplice ragione che sta dietro alla sua gran crescita ha a che vedere con la sua profonda sensibilità e l’abilità d’ascoltare con molta umiltà i miei consigli.

Alla fine del workshop mi confessò che dopo la critica iniziale si era sentito così abbattuto che aveva avuto voglia di andare via.

Sono felice che non l’abbia fatto e credo anche lui.

Ritengo che la parte più bella del workshop sia stato il grande impegno d’ogni studente.

Il livello fotografico è stato semplicemente eccellente. Dotty scattando solamente pochi rulli ogni giorno riusciva sempre a cogliere momenti toccanti e lo stesso dicasi di Linda dimostrando che scattare molti rulli non è necessariamente la risposta per avere foto uniche e rivelatrici.

Beth e Jenny hanno elevato il loro lavoro ad un livello più alto convertendosi nelle critiche più severe delle loro immagini. Barbara con il suo approccio personale ha scattato delle fotografie complesse, a più livelli che tutti ammiravamo con gran rispetto.

Rita e Justin che assieme a Claire (l’unica ad usare una macchina digitale) erano gli unici a fare colore hanno approfittato delle vibranti varianti cromatiche del quotidiano siciliano creando immagini sottili e uniche.

Richard ha semplicemente continuato ad usare meravigliosamente la sua originale maniera di vedere la realtà ai soggetti siciliani.

E come non ricordare il lavoro delle due talentose chicas equatoriane.Le loro foto risuonavano con il pathos e le emozioni forti delle processioni.

Come maestro osservare i miei studenti crescere è probabilmente la cosa che da maggiore soddisfazione. Tutte le loro immagini rimarranno vividamente presenti nella mia memoria visiva.

Presto Barbara creerà i piccoli libri di questa nuova esperienza indimenticabile.

Il workshop è stato ancora una volta più che una mera esperienza fotografica.

I vincoli d’affetto che si sono venuti a creare fra di noi sono la conferma che questi incontri sono molto di più che un semplice happening fotografico.

Perché abbiamo scelto questo nome per il gruppo? Come un volere ricordare che in tutte le belle fotografie gli elementi interessanti che costituiscono la struttura portante di una buon’immagine devono sempre andare mano con la mano con quei piccoli dettagli, quasi invisibili senza di cui una foto non andrebbe di là dall’accettabilità. Cercateli questi elementi secondari in tutte le foto. Ne troverete parecchi.

Chiuso quest’introduzione con alcune parole che Daniela mi ha detto alla fine del workshop: ”Le due cose più belle che ho fatto in vita mia sono state nuotare assieme alle foche alle Galapagos e venire a questo workshop”. EB

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