Candela
Campagna, Cuba 2002
La parola “candela” in spagnolo possiede numerosi significati a parte quello di fiamma, specialmente a Cuba dove la parola ha diverse connotazioni nello slang colloquiale utilizzato dalla grande maggioranza della gente. Se a un bambino gli si dice “candela” significa che è irrequieto; se una donna è denominata “candela” significa che è molto “calda”. Nel nostro caso la parola è stata utilizzata in quest’ultima accezione. In realtà, abbiamo deciso chiamare il gruppo Candela dato che una delle partecipanti era costantemente chiamata così per le strade dell’Avana. E’ ovvio, che ella era molto lusingata di sentirsi chiamare così. Presto si trasformò in una battuta del gruppo rivolgersi a Monica Parco chiamandola semplicemente Candela. E’ stata un’esperienza di grande arricchimento aver il privilegio di comunicare con i miei studenti in tre lingue diverse quasi sempre tutti contemporaneamente. A volte non ci si capiva, però generalmente la comunicazione fluiva in maniera bellissima e creativa. Il gruppo era formato da due adorabili giovani peruviane – una delle quali è adesso la famosa Candela mentre l’altra divideva con me lo stesso cognome -; da un’instancabile fotografa costaricense, due giovano fotografi della mia Sicilia e tre super motivati americani. Pensai che dover parlare tre lingue alla stessa volta sarebbe stato un disastro però questo strano miscuglio ha fatto si che il gruppo diventasse unico e speciale. Sotto la mia supervisione ogni fotografo ha scattato fotografie molto personali che riflettono il proprio stile e una maniera personale di avvicinarsi ai soggetti. Finalmente si possono ammirare alcuni esempi dell’intenso lavoro creato dalle due Moniche, da Teresita, Martino, Salvatore, Frank, Elisabeth e Willard nella nuova galleria studentesca nella mia pagina web. E se avete veramente fortuna, avrete l’opportunità d’apprezzarle anche in un piccolo libro elegantemente disegnato e prodotto dal gruppo. Poche persone hanno questo privilegio. Mantieni il segreto. EB
