Woah!

Cuzco, Perù 2011

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® Justin MerendithPer il decimo anno di workshop qui a Cuzco il destino ha voluto che venisse solo Justin Meredith, e solo lui! Non ho avuto dubbi o esitazioni sapendo che per me essere maestro è una missione. Sento che sarà speciale incontrarlo, guidarlo fra queste montagne e questa gente semplice che continua a vivere secondo tradizioni tramandate da secoli. Lo aiuterò a raffinare il suo sguardo alla vita.
L’avere un solo studente mi da l’opportunità di esplorare nuovi luoghi, di continuare a salire sempre più in alto fra queste montagne alla ricerca delle mandrie di lama che pascolano indisturbate mentre i contadini sono alle prese con la semina della patate. Ci fermiamo a parlare con loro. Ci raccontano che ci vorranno sette lunghi mesi prima della raccolta. Proviamo a fotografare questo rituale che consiste nell’appoggiare patate novelle dentro la terra che poi una giunta di buoi copre con della terra fresca dopo che mani sapienti ci hanno messo sopra il concime. I contadini divertiti e sorpresi dalla nostra presenza ci invitano a guidare i tori. Fotografo Justin e lui mi fotografa. Veniamo invitati a dividere il loro cibo. Justin mi osserva e dal mio sguardo intuisce che così dev’essere. Un bambino gioca con il nonno mentre il suo cane gli gira attorno. La sua mamma gli da qualche cucchiaiata di minestra mentre lui continua a correre fino alle braccia del nonno che lo acchiappa e lo fa sedere sulle sue gambe. Il suo sguardo di assoluta felicità rallegra i nostri cuori.
Ogni volta che vede qualcosa che lo colpisce Justin mi dice woah, espressione americana di grande stupore. Sorrido e poi alla fine capiamo che dev’essere il nome del gruppo.
E’ un workshop pieno di avventure, pieno di momenti fotografici. Non dimenticheremo mai quel villaggio dove ci hanno scambiato per i rappresentati di una compagnia mineraria. Woah! In questo caso ci sta proprio bene. A cena ridiamo a crepa pelle quando riviviamo il momento quando siamo stati circondati da una ventina di contadini sospettosi e minacciosi. Walter, il nostro autista che parla perfettamente quechua ci ha salvati. E’ il nostro angelo, il nostro eroe. Alla fine riesce a fargli capire che siamo venuti con ben altre intenzioni. Vengo invitato il prossimo anno a fare da padrino ad un bambino di pochi mesi. Dopo l’incidente, scalo con profonda fede ed un desiderio inarrestabile gli ultimi 1000 metri che mi separano dalla cima di questa montagna dove vedo lontane le silhouette dei lama. Sento che devo arrivare alla sommità. I lama mi guardano incuriositi. Si devono chiedere cosa ci faccia questo tipo strano lassù. Provo a fotografarli. Mi manca quasi il fiato, ma ci sono riuscito. Il mio sguardo si perde all’infinito. Mi inginocchio e rivolto al cielo ringrazio per questi giorni straordinari che stiamo vivendo.
E’ incredibile vedere la crescita giornaliera di Justin, la sua capacità di entrare lentamente in sintonia con i luoghi e con la gente . Quotidianamente, dopo lunghe ore di riprese ci chiediamo quali sono stati i momenti che ci hanno colpito maggiormente, che ci hanno commosso ed ispirato. Poi ogni mattina Justin mi mostra la sua selezione. Ogni giorno riusciamo ad aggiungere un paio di foto buone.
Di ritorno a Lima, dopo un ceviche da leccarsi i baffi, procediamo all’editing finale. Sono felice, siamo felici per quest’esperienza rivelatrice e per le nuove foto del mio studente, le nuove foto di Justin.
Qualche mese dopo a New York lo rivedo assieme a sua moglie Kirsten che a cena mi racconta che ha pianto quando ha visto le fotografie di suo marito. Sorrido e capisco perfettamente cosa vuole dire. Guardando le sue immagini, forse, sentirete anche voi l’energia che portano dentro. EB

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