Mezcal

Oaxaca, Messico 2010

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Oaxaca mi attende ancora una volta coi suoi odori agri e forti di fiori, mezcal e mole che ti inondano le narici e quasi ti stordiscono. Fotografiamo comparsas che accompagniamo nei cimiteri, per le strade mentre cantano canzoni, danzano e piangono davanti ai loro morti. La notte ad Atzompa ci regala sempre attimi di magia pura. Rivediamo la luce dell’alba che per qualche istante si mescola dolcemente con quella del bagliore di miglia di candele. Poi si fa giorno e la gente lentamente ritorna a casa e il cimitero si svuota. Solo qualche cane e qualche ubriaco si trattengono ancora fra le tombe. Provo assieme ai miei studenti di cogliere momenti significativi di queste feste così fortemente sentite dalla popolazione disposta a rinunciare a tutto pur di non perdersi di stare accanto ai propri morti per ricordarli, rendergli omaggio, dargli da mangiare e da bere con la devozione e l’amore di sempre. Il mezcal, come ogni anno, ci aiuta ad eliminare le nostre paure, le paranoie, ci avvicina alla gente. Lo beviamo, lo condividiamo, ci viene offerto. Dimentichiamo i nostri timori e fotografiamo queste feste cercando di carpire l’intima essenza. Le fasi di editing sono intense. Alterniamo l’editing delle foto digitali a quello dei rulli in bianco e nero. Cerco di fare capire il divario fra le poche foto che raccontano l’essenzialità di un momento e il gran numero di immagini che non ce l’hanno fatta e sono rimaste totalmente ancorate alla triste descrittività del quotidiano. Continuiamo con l’editing di Al Campo. Sorgono suggerimenti e consigli interessanti. Continuiamo a distillare le loro fotografie. Alcune incominciano a raccontare l’anima di quegli attimi che la macchina fotografica ha ingoiato como un mostro vorace in maniera indiscriminata. Solo l’occhio del fotografo riesce, a volte, a separarli e a trascenderli.

EB

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